penso abbia senso continuare a rivendicare la differenza/alterità – rispetto al mainstream o alle alternative ‘controllate’ al mainstream – della scrittura di ricerca.
penso cioè non siano assimilabili ad altro che a un discorso di ricerca e sperimentazione i materiali, p. es., che si trovano in NZ, di Antonio Syxty, o il lavoro di Rosa Menkman, quello di Miron Tee, Luca Zanini, Roberto Cavallera, Michele Marinelli, Mariangela Guatteri.
sono solo pochi nomi, ma individuano qualcosa di non riconducibile a norma, tante sono le differenze fra le varie ricerche (letterarie, artistiche, segniche eccetera). né si può dire che a loro volta intendano normare alcunché.
(anche) questo mi sembra il bello della ricerca, detto in poche parole.

